l'oscuro mosaico di
ORNELLA ALBANESE
Estratto
La
porta si aprì e l’eunuco apparve, silenzioso come un’ombra. Le sue babbucce
sembrarono sfiorare appena il pavimento, mentre si avvicinava. - L’uomo che
aspettavate è arrivato, maestà.
Guglielmo
sorrise. - Molto bene. Introducilo subito.
Poi
si raddrizzò sullo scranno, assumendo una posa regale. Era proprio curioso di
vedere il guerriero di cui aveva tanto sentito parlare. E impaziente di
scrutarlo negli occhi per scoprire se aveva davvero quel fuoco che lo rendeva
invincibile. Se era davvero all’altezza della sua fama.
La
porta si aprì di nuovo e dei passi risuonarono sul pavimento di pietra. Passi
appena irregolari. Di scatto il re sollevò la testa a guardarlo.
Un
giovane uomo veniva verso di lui, inquadrato dal vano della porta rimasta aperta.
Era alto, con spalle larghe e lunghe gambe agili. Guglielmo si dimenticò di
verificare l’inaspettata irregolarità del suo passo. L’aspetto dell’uomo
assorbì completamente la sua attenzione.
Indossava
una tunica chiara e una sopravveste nera, stretta intorno ai fianchi da una
cintura. Le braghe finivano dentro stivali morbidi. Quando fu abbastanza
vicino, il re poté scorgerne il viso. Aveva lineamenti taglienti, naso dritto,
occhi stretti dei quali non riusciva a intuire il colore. I capelli erano lunghi
e neri, la pelle scura di sole. Era un guerriero come tanti, all’aspetto, ma
poi parlò e Guglielmo capì che era invece profondamente diverso da chiunque
altro.
-
Onore a voi, maestà.
Lo
guardava dritto con occhi che parevano schegge di vetro, gelide e acuminate.
Anche la voce suonava affilata. Sembrava che tutto in lui fosse tagliente e
temibile. Assolutamente letale.
Per
la prima volta nella sua vita, il re esitò prima di parlare.
-
Vi ho convocato - disse poi - perché le voci che circolano sul vostro conto mi
hanno incuriosito.
Gli
occhi si strinsero appena, insondabili. - Spero di riuscire a soddisfare la
vostra curiosità.
Era
un uomo di poche parole e Guglielmo non era abituato. Tutti coloro che lo
circondavano avevano un eloquio ricco e ridondante, lunghe frasi per
convincerlo, per lusingarlo, per ingannarlo. Un uomo di poche parole era un
sollievo.
-
E’ vero quello che si dice di voi? Che siete invincibile?
Lui
annuì appena. - Finora lo sono stato.
-
E a cosa pensate sia dovuta questa circostanza?
-
Al fatto che combatto bene.
-
Molti combattono bene, ma non sono invincibili.
-
Allora al fatto che non ho nulla da perdere.
Questa
era una buona risposta. Una risposta davvero buona.
-
Significa che non vi importa di morire?
-
Proprio così. La morte evita chi non ne ha paura.
Quell’uomo
metteva i brividi. Era freddo, determinato e adesso i suoi occhi sembravano
lame. Il re si impettì sullo scranno, all’erta. Si stava rendendo conto che
quel guerriero andava fronteggiato anche se avesse mai accettato di combattere
al suo servizio. Niente appariva prevedibile, in lui. La sua schiettezza lo
inquietava più delle velenose lusinghe degli altri. Doveva misurare le parole e
muoversi con cautela.
TRAMA
Dodicesimo secolo. Una cattedrale in Terra d’Otranto. Un mosaico che nasconde la soluzione di efferati delitti. Un guerriero impavido e un investigatore saraceno di nome Yusuf...Il fiero Livio si innamora della fanciulla sbagliata, la bellissima e nobile Mirta, promessa fin da quando aveva tre anni al cugino. Deciso a sfidare tutti pur di conoscerla, il ragazzo viene catturato e punito con ferocia. Anni dopo Livio è divenuto un cavaliere invincibile, la cui fama lo precede, ma non ha dimenticato né i suoi nemici né Mirta. Quando i loro destini tornano a incrociarsi Livio viene però coinvolto nei misteriosi assassinii di due giovani donne.Sarà il saraceno Yusuf Hanifa a intuire che la soluzione dei delitti si nasconde tra gli inquietanti mosaici della Cattedrale di Otranto. Livio e Mirta si incontrano dunque ancora una volta per perdersi di nuovo... ma tra efferati delitti, separazioni e vendette, riusciranno forse a superare tutti gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del loro amore.
RECENSIONE
Premetto che non ho mai scritto una recensione, né con
questo post ritengo di iniziare, dirò semplicemente ciò che mi ha lasciato la
lettura di questo romanzo.
Non dirò nulla sullo stile, Ornella è una maestra del
romance, quindi il suo nome è già una garanzia. Dirò, invece, che le sue parole
scorrevano come acqua limpida in un ruscello. – troppo poetica?- La trama ha
tutto ciò che una lettrice vuole in un romanzo d’amore: l’incontro sfortunato
tra i due protagonisti, un’antagonista veramente malvagio, spalleggiato dai
genitori della fanciulla; la separazione, con la crescita emotiva dei due; il
loro ritrovamento e l’immancabile lieto fine.
Ma l’oscuro mosaico è molto più di un romance classico,
perché Ornella con semplicità discorsiva, mi permetterà l’autrice?, è riuscita
a tessere attorno a una storia romanzata un intricato mistero, che mi ha
incuriosita e spinta a leggere il più voracemente possibile per capire dove
volesse condurmi la mente dell’autrice. Alla fine, tutte le tessere, che mi
sembravano messe a caso, hanno trovato un luogo e tutto quadrava alla
perfezione: gli omicidi, la ferocia con cui sono stati compiuti, la ricerca di
un segreto che ancora oggi incuriosisce e infine il mosaico della Cattedrale di
Otranto. Non avevo mai pensato di andarci, ma alla fine del libro mi sono messa
a cercare notizie su questo luogo sacro e spero un giorno di poterlo visitare.
Non dirò altro se non che consiglio la lettura di questo
libro, perché se amate l’Italia ne scoprirete piccoli tesori racchiusi tra le
righe e sognerete tra le pagine di una storia molto intensa.
Grazie Ornella di averci fatto conoscere la nostra terra.
INTERVISTA
Buongiorno, carissima Ornella, non ti nascondo la mia
emozione. A questo punto potresti considerarti la madrina di questo blog. Ho la
mente in subbuglio e sudo freddo, quasi fossi a un esame universitario! Sciocca
che non sono altro, tutte sanno che Ornella è una donna disponibile e aperta
alle curiosità delle sue lettrici affezionate.
Suvvia, bando alle chiacchere inutili e passiamo alle
curiosità!
Prima però fammi dire
che sono davvero orgogliosa di inaugurare questo nuovo blog, al quale auguro di
essere seguitissimo! E adesso comincia pure con la prima domanda!
Perché hai scelto Tarsia come luogo per ambientare sia
l’anello di ferro, sia l’inizio dell’oscuro mosaico? Ti legano radici familiari
a questo piccolo paese della Sila o è stato scelto a caso?
No, nessuna radice
familiare, e non sono mai stata a Tarsia. E’ cominciato tutto con la foto di un
castello molto suggestivo, quello di Roseto Capo Spulico, un edificio a picco
sul mare, costruito su uno scoglio, che risale all’anno Mille. Ho voluto inserirlo
in un romanzo e posso dire che tutta la storia l’ho costruita intorno al punto
fermo di quel castello. Per necessità narrative, mi serviva un feudo non troppo
vicino a Roseto e le ricerche mi hanno suggerito Tarsia, antichissima contea
della Calabria.
Quando hai scritto l’anello di ferro, sapevi già il futuro
di Livio? Avevi già abbozzato lo schema de l’oscuro mosaico?
No, non sapevo
neppure se avrei scritto un sequel. Però il personaggio di quel bimbetto
malevolo acquistava maggiore consistenza man mano che procedevo con il romanzo
e quindi ha cominciato a intrigarmi. Ripeto, non sapevo se avrei scritto un
sequel, ma ugualmente ho voluto cambiargli il nome. Ne aveva uno che non mi
piaceva (doveva essere un personaggio negativo), invece gliene ho dato un altro
da possibile protagonista. A romanzo già
scritto, l’ho chiamato Livio.
Devo essere sincera, quando lessi che la storia dell’oscuro
mosaico era il sequel del primo pensavo a qualcosa di più vicino dal punto di
vista storico e, mentre leggevo, speravo di incontrare Manlius e Silia. Yusuf
invece l’ho rincontrato con piacere. Che uomo misterioso, duro, inflessibile, e
amante delle donne! Ha trovato finalmente il suo amore?
Yusuf pensa di averlo
trovato, e questo accade proprio nel momento in cui decide di porre fine a
quella che lui chiama l’età
dell’irrequietezza. Anche Sara appare prima incuriosita e poi affascinata
dal Saraceno, quindi è davvero possibile che entrambi abbiano trovato l’amore
l’uno nell’altro.
Livio… mi è piaciuto subito. Avventuroso o desideroso di
sfuggire al passato. Vorresti parlarci
di lui? Se fosse un attore o un personaggio reale che volto gli daresti?
Livio è un
personaggio complesso, dalle innumerevoli sfaccettature. Avverte il peso
schiacciante di un passato sanguinoso, ma cerca in tutti i modi di riscattarsi.
Odia e ama con lo stesso furore, persegue la vendetta, ma è anche disponibile a
riconoscere i propri errori. E’ sensibile alle parole di un uomo speciale,
Yusuf Hanifa, e cerca di modellare la propria vita su quelle parole. E’ anche
distaccato e solitario, ma non esita a spezzare la propria solitudine per
aprirsi all’amore.
Quanto a un volto per
Livio, sai che non ci riesco? Non mi piace umanizzare troppo i miei personaggi,
preferisco che mantengano un che di inafferrabile, di non definitivo.
Inutile dirti che io amo il mare e la descrizione che ne fa
Yusuf mi ha accarezzato l’anima, non per nulla ho adorato le descrizioni delle
grotte, con quel rumore del mare e l’aria satura di salsedine. C’è un motivo
particolare che ti ha spinto a scegliere il mare per far sbocciare l’amore tra
Livio e Mirta?
La storia si svolge
in Terra d’Otranto, una terra bagnata da due mari, e lì si respira profumo di
salsedine e di alghe anche quando il
mare non si vede. Poi anche io lo amo molto, specialmente il mare freddo e
profondo delle scogliere, dove i colori del fondale si trasformano
all’improvviso in un nero cupissimo e inquietante. Il mare è simbolo di mille
cose, è colore, profumo, movimento, trasparenza, secondo me diventa lo sfondo
ideale per uno storia d’amore.
Mirta… una bella fanciulla dai lunghi capelli biondi. Figlia
di una donna egoista, incapace di guardare oltre i suoi desideri. Sola contro
il suo destino, così fragile eppure così forte. Certo che le donne non hanno
mai avuto vita facile, oggi sì che possiamo dire siamo libere, tuttavia, a
volte, siamo prigioniere di restrizioni mentali. Abbandonate le carceri di
pietra e ferro, abbiamo costruito attorno a noi sbarre invisibili… Se devo
essere sincera ho apprezzato più il padre che la madre, sebbene mi rendo conto
che la malinconia possa essere considerata a tutti gli effetti una malattia. Le
sfavillanti corti della Normandia non avevano nulla a che fare con la triste e
vuota vita delle regioni del sud Italia. Quanto in te c’è di Mirta e quanto
della madre? Chi è il personaggio femminile che più ti si avvicina in questa
storia?
Della madre di Mirta
non ho nulla: mi sono estranee la sua freddezza, la sua superficialità, il suo
non trovare niente che valga la pena nella vita che si trova a vivere. Anche
Mirta è piuttosto diversa da me, ma mi riconosco nella sua voglia di sfidare le
regole e nel suo senso della lealtà.
Pantaleone è un personaggio realmente esistito ma circondato
da tanto mistero - era davvero eretico? Qual era il suo scopo?– tuttavia
nessuno può dubitare della sua genialità. Hai mai visto la cattedrale di
Otranto? O altri luoghi dei tuoi romanzi? Quando li rivedi, dopo aver scritto
un romanzo, che emozioni provi?
Mentre la zona di
Tarsia e di Roseto Capo Spulico non la conosco e quindi mi sono documentato in
tutti i modi possibili, conosco piuttosto bene il Salento e a Otranto sono
stata infinite volte e altrettante sono entrata nella cattedrale, non
rinunciando mai a spingermi fino alla cripta che esercita davvero un grande
fascino. Comunque la tua domanda è appropriata perché quando sono tornata
questa estate, dopo aver scritto il romanzo, ho guardato tutto con occhi
diversi: il mosaico del pavimento, le figure che avevo studiato a una a una su
un bellissimo libro che possiedo. Mi è sembrato di guardare tutto con “gli
occhi attenti” di Yusuf.
Quanto a Pantaleone,
sono sicura che non fosse eretico, attingeva semplicemente a tutto lo scibile
del tempo, anche a quello che a noi oggi appare blasfemo.
Perché scegli sempre di legare una storia d’amore al
mistero?
Per dare maggiore
spessore al romanzo. E poi perché a me piacciono diversi generi, il romance, lo
storico e il thriller, e a un certo punto ho pensato: perché non possono
coesistere all’interno di un unico romanzo? Naturalmente in attento equilibrio,
senza che uno prevalga sull’altro. Si è trattato di una specie di sfida, ma
vedo che i miei lettori l’hanno apprezzata.
Ho trovato strano il fatto che tu non abbia dato una collocazione temporale ben precisa... il regno di guglielmo il Malo e il ripristino dei suoi poteri comprende mesi o anni? e mi sono chiesta: al tempo delle vicende di Livio e del suo mercenarismo, Guglielmo aveva fatto già erigere il castello della Ziza?
Tutto quello che accade nel romanzo è storicamente attendibile, anche per ciò che riguarda la sequenza temporale. Guglielmo che riprende in mano il suo regno, che è impegnato nella costruzione della Ziza, che sconfigge i suoi nemici anche a Brindisi, che viene imprigionato per pochi giorni nella reggia. Tutto perfetto, e nella prima stesura infatti avevo messo date precise. Solo alla fine una cosa non quadrava (come poi ho spiegato nelle note): mi serviva che il mosaico di Otranto fosse quasi completato e questo avrebbe spinto più avanti di tre anni la storia. Non potevo farlo e allora ho preferito lasciare tutto sul generico.
Hai reso umana una figura storica, che forse molte lettrici conoscevano appena, ma non hai descritto i luoghi in cui viveva... come mai? come Palermitana, amante della storia, avrei voluto vedere quell'intricato dedalo di vie, dall'architettura araba, normanna e già bizantina... o forse incantata dalla storia, non ho letto con attenzione?
E’ vero, non ho descritto Palermo perché volevo dare l’idea di questo re chiuso nel bozzolo dorato della sua reggia, assolutamente indifferente al mondo esterno, almeno fino a quando gli eventi non lo costringono a reagire. Palermo appare per un brevissimo flash solo quando l’eunuco Nabih va in casa di Livio per avvisarlo che il re desidera parlargli. Un momento troppo breve per dilungarmi in descrizioni, anche se non ho voluto rinunciare all’immagine dei bambini vocianti che giocavano in strada.
Ci sarà un sequel? Puoi darci anticipazioni sul tuo prossimo
romanzo? Quando uscirà e con quale casa editrice? Sarà uno storico?
L’idea del sequel mi
attrae, ma sono lenta, ho bisogno di molto tempo per pensarci. Invece ho
cominciato una storia ambientata nell’800, perché sento sempre l’esigenza di
alternare i due periodi e quindi anche i due diversi stili narrativi. Infatti adesso
mi sto rilassando con un registro più leggero, ironico e brillante.
Forse ho chiesto anche troppo! Perdona la mia invadenza e
curiosità, a dire il vero potrei continuare all’infinito a farti domande. Ti
ringrazio per la tua disponibilità, un caloroso abbraccio e spero che sia
l’inizio di una gradita amicizia.
Lo sarà sicuramente.
E intanto un saluto speciale a Fabiola e Alessandra e a tutte le amiche e gli amici di questo
nuovo blog!
ci tenevo a ringraziare Ornella per la sua disponibilità e comprensione, siamo state un pò imbranate e forse presuntuose nel voler aprire un blog, visto anche la moltitudine che gira sul web... speriamo di essere all'altezza nel futuro di questa splendida intervista, ma certo no tutti gli scrittori sono come Ornella.. grazie cara, dietro una scrittrice c'è una donna in gamba.
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